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La via salaria

Questo è il sistema viario dell'antica Roma di collegamento con il mar Adriatico. In rosso la via Salaria, in viola la via Tiburtina Valeria, in blu la via Flaminia.
La via Salaria, costruita dagli antichi Romani, di enorme importanza, congiunge Roma con il mare Adriatico, ed è così chiamata per il commercio di sale che vi avveniva, oggi è classificata come strada statale dal nome SS4.

Infatti, più di duemila anni fa, il sale costituiva una vera e propria ricchezza, in quanto elemento fondamentale per l’alimentazione e per la conservazione dei cibi, i Romani decisero di costruire questa via per poter commerciare questa preziosissima merce anche con le popolazioni dell’entroterra.

È così che anche i Sabini, fin dai tempi più remoti, si servono di questa strada sia per acquistare sale dalle coste tirreniche, sia per vendere i propri prodotti. La Salaria sarà adoperata infatti insieme al Tevere per trasportare a Roma rinomati prodotti sabini come l’olio della Sabina. Insomma un tracciato che conserva in sé le impronte storiche e culturali dei Romani, dei Sabini, e di tutte le popolazioni che nel corso dei secoli si sono servite di questa via.

Quella che conosciamo oggi segue il tracciato della “Salaria Nova”, risalente ai tempi dell’imperatore Nerva (96-99 d.C.).

Ancora oggi vige la tradizione della "norcineria" cioè della lavorazione della carne di maiale nel cuore dell'Appennino, che necessita del sale per il processo di essiccazione e stagionatura.
Questo facilita la comprensione della necessità che gli abitanti dell'Umbria e della Sabina avevano di procurarsi sulle rive del Mare Adriatico e del Mar Tirreno il prezioso elemento.

Il Percorso

La strada uscendo dalla periferia di Roma si dirige verso Settebagni per prendere infine la direzione della tenuta Marcigliana Vecchia dove era presente un antico insediamento romano meglio noto come Crustumerium.

Poco più avanti si incominciano a scorgere le prime montagne, ci troviamo all’attuale Passo Corese in direzione di Fara Sabina.
Qui la Salaria si divideva in due tronconi molto importanti per gli antichi commerci, infatti una via all’altezza di Ponte Buita proseguiva verso Via Cecilia che sfociava ad Atri (l’antica Hatria) mentre l’altro troncone raggiungeva Rieti.
Prima di Rieti, infatti, si vedono due tronconi ben distinti uno che volge a levante superando l’Appennino in direzione Sella di Corno per affacciarsi sulla piana di Amiternum nelle vicinanze dell’attuale l’Aquila, prende per Passo delle Capannelle e va avanti sino a Teramo, o meglio attraversa il paese chiamato Pretutii.
L’altro troncone da Rieti risale per un pò il fiume Velino sino alle Terme di Cotilia sfruttate dai romani, anzi valorizzate adeguatamente da un’insediamento numeroso, tanto da far aprire nelle vicinanze un vero e proprio centro benessere con acque termali sempre calde acidule e solforose.

Proseguendo si arriva ad Antrodoco proprio sotto il Monte Giano dove, anche qui, i romani costruirono un’altro centro termale. Ma la Salaria non si ferma, prosegue verso nord seguendo il fiume e attraversando gole e montagne.
Qui la cultura e la preparazione dei romani viene indiscutibilmente alla ribalta.
Per superare tutti questi "imprevisti" gli ingegneri di Augusto e Traiano superarono se stessi adottando delle soluzioni tecniche che ci stupiscono ancora oggi.

Superate le montagne la strada prosegue lungo la piana marchigiana della valle del Tronto, si incontrano quindi città note ed importanti anche oggi come Pescara del Tronto, Acquasanta Terme (anche qui sfruttato dai romani come centro termale a motivo delle acque albule), Lettera, Posta, Favalanciata, Quintodecimo per arrivare ad Ascoli Piceno. Andando sempre più avanti incontriamo finalmente il mare vicino a Castrum Trentium, località vicina a Porto d’Ascoli nel Comune di San Benedetto del Tronto.

     Tipica strada romana



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